Quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta

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Può accadere, in certi periodi della vita, di non riuscire ad attribuire un senso compiuto alle esperienze vissute, di non riuscire a porre in relazione il nostro “sentire” emotivo con gli eventi quotidiani. Potrebbe avvenire che l’individuo percepisca una sensazione di “indefinitezza”, prospettiva nella quale è difficile proiettarsi verso orizzonti futuri. Poiché proprio nella sofferenza, il senso stesso della progettualità tende a venir meno. Allora le giornate potrebbero apparire improvvisamente vuote, prive di qualsiasi spinta al “vivere” e di qualsiasi senso di compiutezza. Potrebbe accadere che in momenti inaspettati il nostro corpo possa “accendersi” in un vortice di sensazioni estranee e di manifestazioni fisiologiche, facendoci perdere ogni punto di riferimento e congelando il nostro agire in un senso di incapacità ed inadeguatezza.
È proprio in questi momenti che potrebbe essere importante chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. Poiché l’uomo, essendo un essere relazionale e progettuale, non può prescindere dal sentirsi attore della propria esperienza e non può prescindere dal sentirsi parte del mondo in cui vive ed agisce.
La psicoterapia ermeneutico-fenomenologica prevede, rifacendosi alle teorizzazioni del filosofo francese Paul Ricoeur, che l’uomo costruisca la propria identità attraverso il linguaggio, la narrazione della sua storia, l’ordinamento cronologico delle esperienze vissute. Un racconto corredato da un “sentire” emotivo che contribuisce a definirne il senso individuale ed identitario, caratteristico di ogni singola storia.
La relazione terapeutica è il primo passo per consentire all’individuo di
tornare a prendersi cura di sé, di dar voce al proprio “sentire” emotivo, nel rispetto della coerenza individuale. Lo psicoterapeuta non è altro che uno strumento a disposizione del paziente: egli lo aiuta ad attribuire un senso coerente al proprio “sentire”, ponendo in relazione l’emotività in gioco con gli eventi accaduti. Un processo di rimandi progressivi che accompagna il paziente verso la costruzione di un racconto maggiormente identitario. Il paziente ri-costruirà una nuova trama narrativa che ri-conoscerà come propria, un nuovo racconto che tornerà a rispecchiare la coerenza dell’accadere e del “sentire”, attribuendo ad ogni evento l’ordine di senso individuale che si era perduto.

Dr.ssa Sabrina Rolandi